lemboguidocardiologo@gmail.com

Via Calabria 26/b - Cerignola

Seguici su:

Attestati & Certificazioni

Corso di alta specialità in ecografia cardiovascolare transesofagea. Con verificazione S.I.E.C.V.I.

Corso di Ecocardiografia in terapia intensiva 

Corso di formazione in Ecografia Cardiovascolare Generale-con certificazione S.I.E.C.V.I.

.

Alcune prevenzioni ... che serve sapere

.
.

La sindrome di Tako-Tsubo: una forma di infarto femminile ancora poco conosciuta

Il cuore delle donne risponde agli stimoli nervosi in modo differente rispetto a quello degli uomini. Gli stimoli del sistema nervoso fanno battere il cuore più velocemente e con più energia, con effetti più evidenti nelle donne soprattutto per i nervi che controllano la punta del muscolo cardiaco. Questo meccanismo è alla base della sindrome di Tako-Tsubo,chiamata anche sindrome dal cuore infranto o, più comunemente, "crepacuore". 

Si tratta di una tipologia di infarto al femminile ancora poco conosciuta in cui l’apice del miocardio assume una forma arrotondata simile ad un vaso giapponese usato per la pesca dei polpi e chiamato appunto Tako-Tsubo. In Giappone infatti la sindrome è stata descritta per la prima volta. Ne abbiamo parlato con il dottor Guido Maria Giuseppe Lembo, Responsabile della Cardiologia di Villa Lucia Hospital.

 Dottor Lembo, che cosa è la sindrome di Tako-Tsubo?

“La sindrome di Tako-Tsubo può essere descritta come una forma di infarto tipicamente femminile che interessa l’apice del cuore e che a differenza dell’infarto tradizionale, non si manifesta con nessun segno di malattia delle arterie coronariche né di ostruzione”.

Da che cosa allora è causata?

“Il fattore determinante di questa sindrome è una condizione di stress acuto che comporta una alterazione della morfologia del muscolo cardiaco della paziente. L’apice del cuore si blocca mentre la parte inferiore si contrae in maniera eccessiva, in questo modo il sangue fa più fatica ad essere espulso dal ventricolo sinistro, così il cuore presenta l’estremità arrotondata e il collo sottile al termine dalla fase sistolica, come appunto la forma del vaso giapponese da cui prende il nome la patologia”.

 Come si manifesta?

“La sindrome simula un infarto miocardico, sia in termini di sintomatologia che di indagini strumentali e bio umorali. I sintomi sono infatti quelli classici dell’infarto: dolore al petto, affanno e respiro corto, ma non si evidenzia nessuna ostruzione a livello coronarico. E’ dunque uno stress emotivo a scatenare la sindrome nota anche come “sindrome del crepacuore”.

Come  viene diagnosticata?

“L’elettrocardiogramma serve a rintracciare gli indicatori tipici dell’infarto come ad esempio l’aumento della troponina, ossia una proteina del sangue responsabile della contrazione del cuore che se in eccesso indica una sofferenza cardiaca. Nella sindrome di Tako – Tsubo la troponina risulta più elevata ma senza superare i valori normali. La paziente viene comunque sottoposta a coronarografia, esame fondamentale per escludere la presenza di ostruzione coronarica e questo ci permette di fare diagnosi differenziale con l’infarto tradizionale ”.

 Come si interviene?

“Non ci sono terapie specifiche e ogni caso è diverso dall’altro. Dopo la diagnosi si procede in genere con una terapia farmacologica che consente nella maggior parte dei casi al cuore di riacquistare la sua capacità di contrazione normale".

Perché è importante conoscere questa patologia?

“La sindrome di Tako- Tsubo dimostra che esistono ancora oggi molti aspetti del cuore delle donne inesplorati che mettono in evidenza significative differenze con l’uomo nell’ambito della malattia coronarica. Alcuni fattori sono di tipo genetico/biologico e altri sono da considerare come fattori ambientali che vanno studiati e capiti con ricerche dedicate”.

Bubble test e protesi ombrellino: come si cura il Forame Ovale Pervio?

Esistono anomalie del cuore che possono svilupparsi e rimanere asintomatiche per anni. Si tratta di difetti che-  in assenza di sintomi –  sono di difficile individuazione, se non con tecniche diagnostiche avanzate, prerogative di Centri di Alta Specialità nella diagnostica cardiologica.

Una delle anomalie cardiache più diffuse – in almeno il 30 per cento della popolazione adulta – è il Forame Ovale Pervio o Pervietà del Forame Ovale (PFO), conosciuto anche come “forellino” al cuore, che oggi è possibile rintracciare con un esame di facile esecuzione e di breve durata: il bubble test o test delle microbolle con Doppler transcranico o ecocardio trans toracico.

Il PFO è una sorta di foro nel setto interatriale, fra atrio destro e atrio sinistro del cuore che quindi sono comunicanti. Prima della nascita - nel periodo fetale – il foro favorisce il passaggio del sangue fra i due atri ed è quindi importante per distribuire ossigeno e sangue all’organismo. Alla nascita però, ed entro il primo anno di vita del neonato, il setto interiatriale fisiologicamente dovrebbe chiudersi, perché nel frattempo si attivano i polmoni. Se questa chiusura non avviene si parla di “pervietà del forame ovale”.

Il PFO  in condizioni normali non comporta particolari problemi. Diventa tuttavia rischioso, in soggetti con patologie concomitanti sia cardiache che neurologiche, e in persone che praticano immersioni subacquee, in quanto la chiusura difettosa degli atri crea un aumento di pressione nel ventricolo destro del cuore e di conseguenza sangue venoso potrebbe mescolarsi a sangue arterioso e causare ictus o embolie. Per i sub, l’incidente cerebrale potrebbe avvenire per lo più nella mezz’ora che segue la riemersione, il problema è nella risalita, quando si è fuori dall’acqua.

Il PFO non è facile da rintracciare. E’ necessario ricorrere a procedure mininvasive di diagnosi avanzate, come il bubble test o test delle microbolle. A spiegare nel dettaglio in cosa consiste questo test è il dottor Guido Maria Giuseppe Lembo, responsabile della Cardiologia di Villa Lucia Hospital a Conversano.

Quando il PFO è considerato troppo grande o più grande del normale?

Va precisato che le dimensioni del PFO dipendono dal numero di microbolle che attraversano i due atri. La misura in centimetri o in millimetri può essere accertata con un esame successivo, il Doppler transesofageo, in quanto con il bubble test si verifica solo il passaggio delle bolle, cosiddetto shunt, di cui si verifica il grado (lieve, moderato o severo). In base a questo si valuta la necessità di intervento al PFO. Oggi è possibile evitare l’operazione chirurgica vera e propria, grazie all’impiego di metodiche innovative e mininvasive. Attraverso la vena femorale, viene impiantata per via percutanea una protesi dalla forma di un “ombrellino” che consente di separare definitivamente i due atri”.

Che cos’è il bubble test?

“L’ecocardiogramma con eco-contrasto o "bubble test" consiste in una metodica minimamente invasiva impiegata per diagnosticare difetti del cuore, come il PFO e per individuare passaggi anomali in altri distretti extracardiaci. Il test delle microbolle è basato su una ecografia durante la quale viene infusa, da una vena superficiale del braccio, una soluzione salina capace di formare piccole bolle che non hanno alcuna interferenza nell’organismo. Le bolle sotto la spinta della circolazione venosa raggiungono il cuore: se il setto interatriale presenta il PFO, passano direttamente dall'atrio destro all'atrio sinistro. Se invece il setto è intatto, vengono indirizzate verso i polmoni”.

Contattaci

Digita un messaggio nel campo sottostante per iniziare una conversazione

Dove possiamo ricontattarti nel caso in cui ti disconnettessi?